... Sempre perché mi sono messa in testa che la scuola è anche fuori dalla scuola ho portato i miei ragazzi a visitare la casa di reclusione di Opera.
COSA ABBIAMO VISTO:
- i detenuti che lavorano, con contratti regolari, con contributi e TFR, fanno lampade, vestiti, borse , provvedono al loro mantenimento e a quello della famiglia
- i detenuti che costruiscono violini con le barche di Lampedusa. Prima le svuotano, possono trovare un paio di scarpe di un bambino annegato, un pannolino, una tessera da studente. Pezzi di vita che non c’è più. Poi utilizzano il legno per realizzare i vìolini che hanno suonato davanti al Papa.
- i detenuti che hanno un gruppo musicale, capitanati da un docente volontario del conservatorio di Milano, suonano e cantano, ci hanno cantato una poesia che racconta di un detenuto e della sua vista dalla finestra, un detenuto israeliano ci ha cantato una canzone che le famiglie ebraiche intonano tutti i venerdi.
Eravamo lì tutti insieme, musulmani ebrei cattolici .
-i detenuti che studiano e si laureano
- i detenuti “fine pena mai” che oggi erano felici perché c’eravamo noi.
COSA ABBIAMO PENSATO
- che dobbiamo percorrere delle strade dritte e non deviate perché non ci piace stare chiusi
- che i detenuti soffrono pensando a ciò che hanno perso
- che si deve dare a tutti una seconda chance
- che la libertà è la cosa più bella del mondo
- che il mondo è effimero e la profondità è in ognuno di noi
-che il carcere non deve restare chiuso in se stesso, ma aperto alla società, e nella società, per restituirle chi al momento vive al suo interno migliore di quando ci è entrato.
Questo è quello che abbiamo sentito, quello che abbiamo vissuto, con umiltà e con commozione ❤️
“Imparare ad accettare le conseguenze del proprio reato
Non voglio provocare ferite “aggiuntive” alle persone a cui ho già fatto del male
Se necessario, voglio imparare a camminare a testa bassa,
o per lo meno a capire il senso della parola “umiltà”
Prof.ssa Zaira Cicoria